martedì 12 febbraio 2019

Tocca a me...

Ero seduto su di una vecchia poltrona in una sala di attesa di un dentista facendo considerazioni varie sulla mia affannosa ricerca a qualsiasi cosa mi potesse fare star male: un po’ di tranquillità no, eh? Il dentista… una cosa che ho sempre odiato, che non ho mai potuto soffrire, a cui non mi abituerò mai: pensavo che la cosa peggiore era quella di farsi cavare un dente ma mi sbagliavo di grosso… persino una semplice pulizia con gli “ultrasuoni” mi ha “fatto morire”… che poi uno pensa: gli ultrasuoni sono onde e quindi non dovrebbero far male… AAARGHHHH!!!
Su quella maledetta poltrona sembrava che stessi facendo una prova di levitazione: ero talmente rigido che mi reggevo su di un punto e se avessero tolto la poltrona sotto di me sarei rimasto sospeso…
Vabbè, era solo per dire…
Torniamo al motivo per cui avevo deciso di scrivere questo post…
Mentre facevo queste ed altre considerazioni (una era la figura che avrei fatto se, mentre aspettavo, fossi scappato via senza dire niente), ti esce dalla porta dello studio una ragazza con un sorriso radioso e questo sorriso era rivolto al suo uomo che l’aspettava fuori… si sono guardati, sono usciti insieme, mano nella mano e, fuori dalla porta finestra, in un punto in cui ancora potevo vederli, si sono abbracciati e baciati…
Una struggente tenerezza mi ha travolto, i ricordi sono di colpo tornati alla mente, la consapevolezza di non poter mai più provare quei momenti mi ha fatto dimenticare per qualche minuto il timore del dentista e, chiudendo gli occhi, mi sono rivisto felice in un tempo ormai troppo lontano…
Lo so, il tempo passa, le emozioni passano, tutto passa, ma il mio cuore continua a battere e sente la mancanza di “quelle” emozioni e i rimpianti diventano sempre più pesanti da sopportare e i miliardi di cose che mi affanno a mettermi in testa per  cercare di non pensare, non bastano più: i momenti di “malinconia” sono sempre più presenti e… pesanti…
I due sono poi andati, mano nella mano e non so se sono stati “toccati” da una grande dose di “invidia” proveniente da quella anonima sala di aspetto di un dentista in una sera autunnale piovosa e fredda…
Poi, di colpo, la voce suadente della dottoressa mi riporta alla realtà: To, vieni, tocca a te…

Tocca a me…